L'uso di applicare delle protezioni di ferro allo zoccolo degli equini, per migliorarne il loro rendimento e per allungare il periodo del loro servizio risale a tempi remoti.

L'ippopode greco e la suola ferrea romana (o ipposandalo romano) sono i sistemi più antichi di ferratura senza chiodi.

I Celti, popolo che abitò la Gallia sin dal 1600 a.C., ed i Cimbri, che la abitarono mille anni dopo, conoscevano la ferratura. Presso queste popolazioni il monopolio della lavorazione del ferro era esercitato dai Druidi ed avvolto nel massimo mistero.

Per avere dati certi circa l'origine della ferratura con chiodi bisogna arrivare al XII secolo, quando apparvero i primi scritti sull'arte del ferrare.

 

I ferri più antichi, applicabili con chiodi, avevano un contorno ondulato: ciò dipendeva dalla stampatura, ottenuta con un grosso punzone a sezione ellittica, che per la pressione dei colpi di martello spingeva in fuori, in corrispondenza delle stampe, l'orlo periferico del ferro.

Nel XVI secolo furono pubblicati alcuni trattati sulla mascalcia, come il "Trattato del modo di imbrigliare, maneggiare e ferrare i cavalli" del Fiaschi e "l'Anatomia del cavallo, infirmitade e i suoi rimedi" del Ruini; questo ultimo testo contiene anche interessanti indicazioni per le ferrature terapeutiche.

     

 

Dobbiamo però aspettare ancora il XVIII secolo per vedere sorgere in Italia ed in Francia le prime Scuole di Veterinaria, tra le quali merita un posto preminente quella di Philippe La Fosse.